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P. Ki Tavo: Fertilizzare il campo per il raccolto

I primi versi della parasha di questa settimana si concentrano sulla offerta delle primizie. Si trovano tracce di questo comandamento in tutti i cinque libri della Torah. E c’è un segreto nascosto dietro a questi versi. Tutto sarà rivelato nel blog di questa settimana!


Le primizie

Questi sono i versi iniziali della parasha che parlano della offerta delle primizie vedi Deuteronomio 26:2-32

וְלָקַחְתָּ֞ מֵרֵאשִׁ֣ית ׀ כל־פְּרִ֣י הָאֲדָמָ֗ה אֲשֶׁ֨ר תָּבִ֧יא מֵֽאַרְצְךָ֛ אֲשֶׁ֨ר ה׳ אֱלֹהֶ֛יךָ נֹתֵ֥ן לָ֖ךְ וְשַׂמְתָּ֣ בַטֶּ֑נֶא וְהָֽלַכְתָּ֙ אֶל־הַמָּק֔וֹם אֲשֶׁ֤ר יִבְחַר֙ ה׳ אֱלֹהֶ֔יךָ לְשַׁכֵּ֥ן שְׁמ֖וֹ שָֽׁם׃
Piglierai delle primizie di tutt’i prodotti del suolo, che avrai raccolti dal tuo terreno, ch’il Signore, Iddio tuo, è per darti, e le porrai in un canestro, e andrai a quel luogo, ch’il Signore, Iddio tuo, avrà eletto per fìssarvi la sede del suo nome [del suo culto].
וּבָאתָ֙ אֶל־הַכֹּהֵ֔ן אֲשֶׁ֥ר יִהְיֶ֖ה בַּיָּמִ֣ים הָהֵ֑ם וְאָמַרְתָּ֣ אֵלָ֗יו הִגַּ֤דְתִּי הַיּוֹם֙ לַה׳ אֱלֹהֶ֔יךָ כִּי־בָ֙אתִי֙ אֶל־הָאָ֔רֶץ אֲשֶׁ֨ר נִשְׁבַּ֧ע ה׳ לַאֲבֹתֵ֖ינוּ לָ֥תֶת לָֽנוּ׃
E ti recherai al sacerdote che sarà a quei tempi, e dirai a lui: lo dichiaro oggi al Signore, Iddio tuo, che sono entrato nella terra ch’il Signore ha giurato ai nostri padri di dare a noi.

Traduzione da Torah.it


La parola per primizie in ebraico è bikkurim ביכורים dal verbo לבכּר, levaker che ha diversi significati, tra cui arrivare in anticipo, produrre i primi frutti, fruttificare per la prima volta o essere il primo frutto a maturare.

Il precetto di portare i primi frutti davanti al Tempio e corredato da numerose condizioni e limitazioni.


Prima di tutto i frutti che si portano al Tempio come Bikkurim sono solo quelli prodotti in terra d’Israele.


I bikkurim venivano offerti ai sacerdoti del Tempio, i Kohanim, presumibilmente come un’ offerta per aiutare economicamente i Kohanim che non avevano altre fonti di redditi e non avevano terre.


Spesso I bikkurim venivano portati durante i pellegrinaggi a Gerusalemme per le festività di Shavuot o Sukkot. Alcune persone però intraprendevano un viaggio separato dalle festività solo per portare i bikkurim a Gerusalemme.


C’erano molte cerimonie associate con l’offerta dei bikkurim.

  • I frutti dei bikkurim erano trasportati in ceste decorate appositamente.

  • La cerimonia dell’offerta era una occasione di festa e l’adempimento del comando era associato a grande gioia.

  • Inoltre quando i frutti venivano dati nelle mani dei kohanim, l’offerente recitava una formula come dichiarazione. Le parole di questa dichiarazione si trovano nella Torah, in Deuteronomio capitolo 26, versi 5-10. Questi versi formano l’inizio della storia dell’esodo cosí come è raccontata nella Haggadah di Pesach: Dio ha promesso al popolo ebraico di farlo uscire dalla terra di Egitto di dargli in eredità la terra di Israele. Il contadino porta i suoi primi frutti fa questa dichiarazione per riconoscere che la promessa è stata mantenuta.

I primi frutti e il raccolto

Il comandamento di portare i primi frutti oltre che in Deuteronomio appare in altri due posti nella Torah:


In Esodo 23:19

Le più elette primizie della tua terra recherai alla Casa del Signore tuo Dio. Non cucinerai capretto nel latte di sua madre. (Traduzione da torah.it)


E in Esodo 34:26

Le più elette primizie della tua terra recherai alla Casa del Signore tuo Dio. Non cucinerai capretto nel latte di sua madre. (Traduzione torah.it)


Il grande rabbino italiano Ovadia Sforno originario di Cesena, in Emilia Romagna, attivo tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo fa notare che entrambi questi versi nel capitolo Esodo fanno parte della sezione che descrive la pratica della osservanza delle tre feste di pellegrinaggio. Pesach, Shavuot, Sukkot. In questi tre periodi dell’anno gli ebrei dovevano portare i migliori frutti della loro terra come offerta a Dio per dimostrarGli la loro gratitudine e per prendere atto che queste benedizioni vengono solo da Dio.


Prendere atto e interiorizzare questo concetto doveva allontanare gli ebrei da riti pagani legati alla fertilità della terra come quello di bollire un capretto nel latte della madre.


Cucinare il capretto nel latte di sua madre

Questa proibizione di significato alquanto oscuro appare, come abbiamo visto precedentemente, due volte nella Torah vicino al comando di portare le primizie. Inoltre questo divieto appare anche in un terzo posto nella Torah, in Deuteronomio 14:21 dove appare sempre nel contesto delle festività del raccolto.


Questo divieto è la base del divieto per gli ebrei di mescolare cibi a base di carne con cibi a base di latte.


Questo divieto ha molte applicazioni nelle norme della Kasherut

Come spiega Aryeh Citron nel suo articolo “Latte e Carne”:

  • Il divieto nella Torah riguarda solo il mangiare carne cotta nel latte.

  • I rabbini poi hanno aggiunto divieti di mangiare carne e latte allo stesso momento anche se non sono stati cotti insieme.

  • Inoltre hanno aggiunto il comando di separare gli utensili e piatti usati per i pasti di latte da quelli usati per i pasti di carne.

In pratica questo significa che i ristoranti kasher sono o a base di latte o di carne.Per esempio in un ristorante di carne si possono gustare solo dolci vegani e caffè macchiati con latte di soia o di mandorle..


A casa, nella cucina kasher le pentole e stoviglie sono divise e separate tra quelle usate per il latte e quelle per la carne.Coloro che se lo possono permettere in cucina hanno due lavelli separati uno per la carne e uno per il latte. Si devono inoltre aspettare diverse ore prima di mangiare tra un pasto a base di carne e uno a base di latte.


Diversi rabbini, tra cui il grande rabbino spagnolo del XII secolo, Rabbi Moshe Maimon (Maimonides), hanno commentato sul fatto che il divieto di bollire il capretto con il latte della madre fosse associato alle feste del pellegrinaggio supponendo che il divieto servisse ad allontanare gli ebrei da pratiche pagane, non avevano però delle fonti certe su cui basarsi.


Una scoperta straordinaria

Diversi rabbini, tra cui il grande rabbino spagnolo del XII secolo, Rabbi Moshe ben Maimon (Maimonides), hanno commentato sul fatto che il divieto di bollire il capretto con il latte della madre fosse associato alle feste del pellegrinaggio supponendo che il divieto servisse ad allontanare gli ebrei da pratiche pagane, non avevano però delle fonti certe su cui basarsi.


Nel 1930 è stata scoperta una tavoletta a scrittura cuneiforme in un sito archeologico a Ugarit, nel nord della Siria. La tavoletta catalogata KTU 1:23 è stata scoperta nella acropoli di Ras Shmra in un edificio conosciuto con il nome di “La grande casa dei sacerdoti”. Risale al XIV secolo BC, una data che coincide con il periodo dell’esodo dall’ Egitto. La tavolette contiene 76 versi di un testo a contenuto edonistico che parla di riti di fertilità allo scopo di aumentare la fertilità del “campo degli dei”.


In diversi passaggi in tutta la Torah agli ebrei viene proibito di adottare queste pratiche e imitare gli abitanti di Canaan.


Nella tavoletta KTU 1:23 al verso 14 si trova il comando di cucinare il capretto nel latte per il rito pagano che prevedeva di spargere questa mistura nel campo come rito propiziatorio di fertilità.


Durante il tempo dei raccolti quando il popolo di Israele portava la primizie, agli ebrei era comandato di non seguire queste pratiche di propiziazione dei popoli pagani e al contrario di affidarsi esclusivamente a Dio.


Per ulteriori informazioni sulla scoperta della tavoletta Ugarit KTU 1:23 si veda: (in inglese)

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Convidado:
14 de mar.
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La tavoletta KTU 1:23 spiega le origini del divieto: interessante!

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